giovedì 31 gennaio 2013

Crime fiction #1 - "E liberaci dal padre" - Elizabeth George


Chi mi conosce sa che da sempre i gialli sono una mia grande passione.
Il primo investigatore che ho amato è stato Sherlock Holmes, ma nel tempo ne ho conosciuti davvero tantissimi.
Tra questi sicuramente ho apprezzato tantissimo l' ispettore Thomas Lynley e il sergente Barbara Havers, 
creati da Elizabeth George, una delle gialliste inglesi più apprezzate dell'ultimo ventennio.
Il primo romanzo di questa autrice si intitola "E liberaci dal padre", ed è stato proprio il romanzo che mi ha fatto conoscere questa coppia di investigatori.

La trama si snoda tra Londra e il tranquillo villaggio di Keldale, 
che diventa lo sfondo di un delitto tanto atroce quanto inspiegabile: 
Roberta, adolescente introversa, viene trovata accanto al cadavere decapitato del padre e 
le sue uniche parole sono una confessione senza la minima ombra di pentimento. Il parroco 
del villaggio, convinto dell'innocenza della ragazza, si reca di persona a Londra per convincere 
Scotland Yard ad affidare le indagini all'ispettore Thomas Lynley. Insieme al sergente Barbara Havers, Lynley indagherà nel passato della famiglia di Roberta, scoprendo che la giovanissima madre e la sorella più grande sono scomparse in circostanze misteriose, e che dietro il muro di silenzio alzato da Roberta c'è molto di più di quello che pensava.



Sono stata davvero entusiasta di questo libro.
Questo romanzo è il primo di una serie abbastanza corposa, ma è quello che definirei un esordio con il botto. La George in questo romanzo è riuscita a coniugare il giallo in pieno stile inglese, che ricorda moltissimo la grande Agatha Christie, con un panorama estremamente moderno.
L'autrice è abilissima soprattutto nella costruzione dei personaggi e nella descrizione della loro psicologia: tutti, dagli investigatori all'assassino seguono delle dinamiche precise, e proprio l'approfondimento psicologico ci fa capire il perchè di ogni loro scelta.
La cosa che più mi è piaciuta della costruzione di questo romanzo è che gli investigatori non sono estranei alla storia, non guardano alla trama dall'alto, anzi, sono completamente partecipi della storia, tanto che l'autrice descrive anche i frangenti della loro vita privata, dandoci una visione a trecentosessanta gradi di questi personaggi. Hanno pregi e difetti, sono del tutto umani, e non investigatori supersonici che capiscono tutto al volo e hanno intuizioni assurde.
Proprio a proposito della coppia di investigatori, c'è sicuramente da dire che non potrebbero essere più diversi: Thomas Lynely è figlio dell'alta società inglese, veste sempre di tutto punto e all'apparenza è molto cinico e distaccato, ma in realtà si dimostra un uomo di grandi sentimenti. Dall'altro lato Barbara Havers è una donna che non ha mai avuto vita facile, e continua ad avercela con tutto e con tutti, ma ha delle doti investigative davvero fuori dal comune. Insieme però sono un'ottima coppia di poliziotti, due grandi professionisti.
Altro punto forte della narrazione sicuramente è la descrizione dei luoghi e delle atmosfere. Credo che nessun altro libro (quelli della Austen a parte) mi abbia fatto sentire in Inghilterra come questo.
La trama non è delle più semplici, nel senso che l'argomento che il libro tratta è abbastanza forte e d'impatto. Non è un libro da prendere alla leggera, perchè oltre il mero delitto c'è un panorama nascosto che spiega il perchè dell'omicidio, e dietro a questa decapitazione c'è la storia di una violenza cruda e intensa.
Il fiato resta sospeso però, fino alla fine. Alla metà del libro soprattutto ho cambiato idea su chi potesse essere l'assassino almeno una ventina di volte. Non ci sono grandi colpi di scena, ma l'autrice è una maestra davvero ad insinuare il dubbio nel lettore.
E' un giallo che definirei trascinante, che non può davvero mancare sullo scaffale di un appassionato di questo genere.

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